MI HANNO TOLTO L'EQUILIBRIO, NON LA FORZA: SARA SECCI STORIA DI UNA RINASCITA

11.07.2025

Sara Secci, la forza di rinascere dopo un errore chirurgico: "Ogni giorno ha un valore inestimabile"

Dalla neurochirurgia a un lungo percorso di riabilitazione: il racconto autentico e coraggioso di una donna che ha trasformato il dolore in consapevolezza.

Un intervento di routine, poi tutto cambia
Quando l'11 aprile 2024 Sara Secci si è sottoposta a un intervento programmato per la decompressione del conflitto neurovascolare all'VIII nervo cranico, nessuno avrebbe potuto immaginare ciò che stava per accadere. La procedura, che secondo i medici avrebbe richiesto una degenza di dieci giorni, ha avuto esiti drammatici.
Durante l'operazione, un errore medico ha causato una serie di conseguenze irreversibili: una lesione al peduncolo cerebellare ha provocato un'ischemia cerebellare, danneggiando anche nervi e aree dell'emisfero sinistro del cervello.
 "Oltre a separare i nervi, il chirurgo ha toccato parti vitali del cervelletto. Ho perso l'equilibrio, la coordinazione, l'udito nell'orecchio sinistro. La mia vita si è fermata quel giorno."

Dal letto d'ospedale alla lotta quotidiana per tornare a vivere

Dopo un mese da allettata, Sara è stata trasferita al Centro di Riabilitazione Santa Maria Bambina di Oristano, dove ha iniziato a confrontarsi con una nuova realtà. Lontana dalla sua vita precedente, immersa in un percorso riabilitativo lungo e faticoso, ha dovuto reinventarsi fisicamente ed emotivamente.

 "È stato il periodo più difficile della mia vita. Ma non mi sono mai arresa. Ho tirato fuori un carattere che non pensavo di avere." 

Nel centro, Sara ha trovato un ambiente che l'ha sostenuta anche dal punto di vista umano. Medici, operatori sanitari, fisioterapisti: una rete di professionalità e affetto che le ha permesso di sentirsi meno sola.

Tra loro, cita con gratitudine i medici Dore, Delogu, Devigus, Pinna, Trogu, Tolu e le fisioterapiste Cristina e Federica: "La loro pazienza e la loro umanità sono state fondamentali".


Disabilità e sguardi: "Ci chiamano diversi, ma è la società che deve cambiare"

Oggi Sara vive in carrozzina. Ma più ancora della difficoltà fisica, è il modo in cui il mondo esterno reagisce alla disabilità a colpirla.

 "Ci sono tre tipi di persone: chi finge di non vederti, chi ti sorride per circostanza e chi cambia strada. Poi ci sono le barriere architettoniche, i parcheggi riservati occupati abusivamente. La disabilità, fuori, è ancora vista come qualcosa da evitare."

Eppure, nel centro riabilitativo, ha trovato un senso di comunità che va oltre le limitazioni. "Con gli amici che ho conosciuto qui, ci chiamiamo 'disabilini' e abbiamo imparato a ridere anche delle nostre fragilità. È un modo per affrontare la realtà senza vergogna."


                                                                  NELLA FOTO SARA SECCI


L'importanza dei legami

Nel lungo e impegnativo percorso di recupero, la famiglia è stata per Sara un ancora. Il sostegno di suo marito Marco, dei figli Giorgia e Mattia, è stato decisivo.

> "Sono stati la mia forza. Mi hanno dato la spinta per andare avanti ogni giorno, anche quando il corpo non rispondeva."

Accanto a loro, anche amici e familiari che hanno saputo trovare le parole giuste, al momento giusto. "Non servono grandi gesti. Basta una parola, un sorriso, un messaggio per sentirsi meno soli."

Una lezione di vita: "Rallentate. Vivete il presente. Non rimandate"

Sara oggi ha una consapevolezza profonda che vuole condividere con chi legge: "Corriamo tutti troppo. Lavoro, casa, impegni… E dimentichiamo che ogni giorno è un dono. Io per prima lo facevo. Poi ho capito quanto sia importante rallentare, vivere il presente, dare valore anche alle piccole cose."

Nonostante le difficoltà, Sara non smette di lottare. Il suo cammino riabilitativo è ancora lungo, ma lo affronta con pazienza, determinazione e una forza interiore che oggi diventa testimonianza.

 "Non so quanto durerà questo percorso, ma so che ogni passo che faccio è una vittoria. E se la mia storia può aiutare qualcuno a guardare la vita con più gratitudine, allora valeva la pena raccontarla."

Un inno alla resilienza

Sara Secci oggi è un esempio concreto di resilienza. Una donna che ha vissuto l'imprevedibile, che ha visto la sua vita trasformarsi da un momento all'altro, ma che non ha mai smesso di combattere per tornare a viverla davvero.

Per contatti, testimonianze o progetti legati alla disabilità, Sara Secci è disponibile a condividere la sua esperienza. Perché raccontare significa anche resistere. E rinascere.

Luisa Procopio