MISS MAMMA ITALIANA SI RACCONTA. L'INTERVISTA DI NEW RADIO SEVESO
EMANUELA BONAMIN ieri è stata ospite di New Radio Seveso, di seguito vi riportiamo l'intervista completa realizzata da Luisa Procopio.
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COME SEI ARRIVATA A CANDIDARTI PER MISS MAMMA ITALIANA?
Casualità.
Era l'estate 2018 e stavamo tornando da una giornata trascorsa al mare. Passando davanti alla Beach Arena di Lignano Sabbiadoro la mia attenzione è stata catturata da una immagine simpaticissima su un cartellone pubblicitario della selezione di Miss Mamma Italiana che sarebbe stata fatta ad agosto, proprio durante il periodo che avevamo appena prenotato per le nostre vacanze.
Non appena ho visto che si trattava di un Concorso non solo di bellezza ma anche di simpatia e che, soprattutto, non era prevista la classica sfilata in costume (almeno nelle selezioni provinciali e regionali) ma bensì una prova di abilità mi è scoccata la scintilla! Mi sono girata verso i bambini, seduti sui sedili posteriori, che già erano in piena euforia per il mio solo interesse a valutare la cosa, e ho detto "Se, e solo se, voi accettate di fare qualcosa assieme alla mamma partecipiamo! Altrimenti da sola non mi iscrivo".
La loro risposta è stata ovviamente positiva, così come quella del papà, e mi sono iscritta per la selezione di Lignano Sabbiadoro.
A distanza di una settimana ho ricevuto un'email nella quale mi veniva fatto presente che ci sarebbe stata nel fine settimana una selezione molto più vicina a me, a Castelfranco Veneto. In fretta e furia, con i bimbi, abbiamo preparato una semplice ma molto piacevole coreografia che simulava quanto accadeva quotidianamente nel nostro salotto: fare attività fisica tutti assieme, a suon di musica, senza attrezzi. I miei "attrezzi" e "pesi" erano loro, i miei figli, e l'abbiamo denominata "Fitness with love".
Senza tanti preparativi ho preso uno dei primi vestiti che avevo in armadio, mi sono sistemata alla meno peggio trucco e parrucco e siamo andati al Teatro di Castelfranco Veneto con un unico obiettivo: divertirsi in compagnia.
Ho ancora presente lo sguardo e gli occhi dei miei bambini, seduti vicino al loro papà in platea, quando Paolo Teti il Patron del Concorso ha pronunciato il mio nome … per loro ero già la vincitrice assoluta a livello mondiale!
QUANTO È STATA IMPORTANTE LA TUA FAMIGLIA PER ARRIVARE A QUESTA SCELTA?
La mia famiglia e in particolare i bambini sono stati determinanti!
Per me, infatti, l'esperienza si poteva concludere con la vincita della selezione regionale. Ero già la vincitrice assoluta per loro e non era mia intenzione proseguire verso la selezione finale che si sarebbe tenuta l'anno successivo, a Giugno 2019 a Gatteo Mare.
Ho provato in tutti i modi a distogliere i bambini da questa cosa, a farli dimenticare che c'era la possibilità di concorre alla selezione nazionale. Ma non c'è stato nulla da fare. Hanno insistito al punto tale che non potevo deluderli. Ci tenevano talmente tanto e si sono così impegnati a migliorare quella coreografia durante i mesi successivi che non potevo assolutamente deluderli.
Devo però ammettere che vederli così disinvolti, a loro agio, felici e soprattutto contenti nell'esibirsi con la mamma sopra il palco, davanti a tutta quella gente, sotto i riflettori e con le telecamere puntate mi ha dato una soddisfazione inspiegabile. Abbiamo fatto qualche errore durante la nostra prova, nessuno se n'era accorto e noi ci siamo divertiti alla grande!
Io credo che anche queste, per i bambini, siano esperienze positive ed importanti per combattere la timidezza, la paura e l'ansia di parlare in pubblico ed esprimere le proprie emozioni.
Ovviamente è stato altrettanto importante il supporto e lo stato d'animo di Odino, il mio compagno da una vita. Siamo assieme ormai dal lontano 1999. Se non fossi stata sicura del suo giudizio positivo e della massima fiducia che ripone in me, mai avrei intrapreso questa avventura. Non metterei mai, e per nessuna ragione, in pericolo la serenità, l'equilibrio e soprattutto il rispetto che siamo riusciti a raggiungere e a consolidare in questi anni. Valori di primaria importanza e che non possiamo sottovalutare o dare per scontati.
SEI MAMMA DI DUE FIGLI ADOLESCENTI: BIMBI PICCOLI PROBLEMI PICCOLI, BIMBI GRANDI, PROBLEMI GRANDI?
Essere mamma oggi non è per niente banale. I figli ti spremono come un limone e tirano fuori il meglio ma anche il peggio di te. Il tempo non è mai abbastanza e servono tante energie, sacrifici. Spesso dobbiamo avere i nervi ben saldi per non perdere di vista quello che dovrebbe essere l'obiettivo, la priorità di ogni genitore: il benessere dei nostri figli.
Quando sono piccini ti impegnano molto fisicamente. Con il passare degli anni la situazione cambia e all'impegno prettamente fisico subentra in modo esponenziale quello mentale che, a mio avviso, ha il suo apice nella fase dell'adolescenza. Periodo, questo, ricco di richieste e stimoli dal mondo esterno con cambiamenti fisici, mentali ed emotivi, rapidi e vistosi.
Non parlerei di "problemi grandi" da gestire quanto piuttosto di un nuovo rapporto, una nuova relazione, da rimodulare ed adattare alle complesse e delicate fasi di crescita dei nostri figli.
Il rapporto madre/figlia, in particolare, è a mio avviso una delle relazioni più complesse e rimarrà centrale nella vita di entrambe. La figura materna è per ogni figlia un modello a cui riferirsi nella vita, sotto vari punti di vista incluso quello relazionale. È un legame molto forte, e spesso conflittuale se non addirittura in taluni casi di competizione.
L'importante a mio avviso è sapere ascoltare senza giudicare, anche e soprattutto con il cuore. Costruire un rapporto sereno nel quale i figli possano esprimere le proprie emozioni e le proprie difficoltà senza timore di essere aggrediti, giudicati o puniti.
Non dimentichiamo tuttavia che un genitore deve sempre saper dire "no" purché esso sia razionale e motivato da spiegazioni chiare e fondate, evitando inutili e dannosi scontri verbali.
Dovremmo imparare a non pretendere di avere ragione a tutti i costi, ed accettare con serenità che i figli possano avere un'altra visione del mondo, anche diversa dalla nostra.
Essere pazienti e comprendere i sentimenti e le emozioni, senza mai banalizzare, stando al proprio posto senza invadere oltre al necessario la sfera dei nostri figli, maschi o femmine essi siano.
Potrei stare qui ore a parlare di questo argomento senza mai arrivare ad una conclusione. Perché la formula perfetta, ovviamente, non esiste! Non esiste e non può esistere perché ogni figlio è un mondo a sé e il mondo stesso è in continua evoluzione.
Il nostro è un compito molto importante, uno tra i lavori più importanti e difficili al mondo. Dobbiamo trasmettere ai nostri figli, e non solo durante la fase critica dell'adolescenza, quelli che noi riteniamo essere i veri valori della vita. Dobbiamo educarli e contrastare, per quanto ci sia possibile e concesso, tutti quei messaggi devianti che ormai li bersagliano a destra e a manca. Evitare che la "spazzatura" che dilaga in particolare sul Web (dai modelli estetici, e non solo, di riferimento ai messaggi vergognosi ed assurdi contenuti nei testi della tanto acclamata musica trap che ora dilaga tra i giovani) diventi un punto di riferimento, fonte di ispirazione ed emulazione, per loro.
Dobbiamo parlare con i nostri figli e trovare il tempo per rispondere alle loro mille domande, ai loro mille perché, evitando di sostituire le nostre parole mancate dal permesso di stare incollati per ore davanti alla TV o peggio ancora navigando in Intenet o giocando con una delle tante applicazioni scaricate. Ma dobbiamo anche noi imparare a non avere sempre in mano il cellulare, a sconnetterci per qualche ora dai Social e diventare un po' "più social" con chi ha davvero ha bisogno di noi, del nostro tempo e delle nostre attenzioni. Che non sono i follower di Instagram, sia chiaro!
Provo una tristezza enorme quando vedo famiglie sedute al tavolo in pizzeria, mute, con il telefonino in mano e lo sguardo perso a fissare quel maledetto schermo piuttosto che parlare e farsi un sorriso. Oppure quando vedo mamme che in ogni occasione sono alla continua assillante e stressante ricerca dello scatto perfetto dei figli, o della famiglia, da postare in Facebook. E via di urla se non sorridono o non stanno fermi!
E poi ci lamentiamo se i figli innalzano un muro di silenzio e magari incappano in brutte compagnie o situazioni. Cosa abbiamo fatto per evitarlo? Era meglio passare ore a seguire l'influencer di turno o diventare noi l'influencer giusto per i nostri figli?
Concludo con un altro piccolo ma prezioso consiglio: sedetevi accanto ai nostri figli, abbracciateli e baciateli, anche se ormai sono grandicelli e tendono a tirarsi indietro arrossendo ed irrigidendosi. Le vere emozioni, il vero amore, vanno ben oltre i falsi "followers" e i "like" ai quali ormai siamo tutti stupidamente dipendenti.
IL REGALO PIU' BELLO CHE TI HANNO FATTO I TUOI FIGLI
Se questa domanda fosse fatta ai miei figli non avrebbero alcun dubbio! Vi risponderebbero simpaticamente che la mamma, come dicono loro, è un po' strana, "diversa dagli altri".
La mamma adora fare sorprese e regali, ma non riceverli.
La mamma è contraria a San Valentino, alla Festa delle Donne, e a tutte le feste commerciali. È contraria alle cene in ristorante, ai fiori acquistati in fioreria e ai regali acquistati in negozio.
Alla mamma piacciono le cose semplici, le margherite raccolte in mezzo ai prati, i disegni a mano libera, i lavoretti fatti a mano riciclando oggetti vari, le letterine scritte con la penna e non con il computer.
Spesso trovo dei loro bigliettini sotto il cuscino del lettone, o delle frasi scritte nella mia agenda dove esprimono i loro sentimenti verso di me (sorprese che faccio anche io scrivendo nei loro diari scolastici o nascondendo dei bigliettini dentro la scatolina della merenda). La gioia che mi danno con questi piccoli gesti è davvero inspiegabile!
Ma non c'è solo questo. I regali da parte dei miei figli sono tanti e continui.
Vittoria fino non perde occasione di parlare di me alla amiche, di descrivermi nei suoi testi di Italiano o di Inglese, di chiedermi consigli di tutti i tipi, di confidarsi e di prendere esempio dal percorso che anche io ho fatto da ragazzina. Gianmaria, il minore di 13 anni, è più introverso ma ha con una grandissima sensibilità. Mi cerca "a modo suo" facendomi capire in mille modi il bene che mi vuole.
Sono questi per me i regali più belli! Sentirsi amati, voluti, dai propri figli. Avere la conferma che anche se non puoi passare tutto il tempo che vorresti con loro, perché stai lavorando o sei impegnata in altro, sei nella direzione giusta
E' CAMBIATO IL RAPPORTO NEGLI ANNI CON I TUOI FIGLI ?
Assolutamente si, come inevitabile conseguenza alla loro crescita. Ora sono entrambi due adolescenti con i quali non è sempre facile interagire. Ci sono richieste, esigenze, cambiamenti di umore che ovviamente prima non c'erano. Ma il rapporto è alla pari e più stimolante.
Purtroppo in questi ultimi due anni il rapporto sia con loro che con il mio compagno è stato messo a dura prova a causa di una mia difficile e critica situazione lavorativa. Per quanto ci si sforzi a non "portarsi a casa" i problemi del lavoro, a me è risultato impossibile farlo. Mi sono trovata, non per mia volontà, in una situazione che non auguro a nessuno. Non ne voglio però parlare in quanto significherebbe rivivere quei momenti e il dolore avuto. E' fortunatamente finita e ho voltato pagina per prendere altre direzioni sia a livello professionale che personale. Ed è proprio in quel momento buio e duro della mia vita che ho sentito la grande necessità di fare del bene, di semplicità e di amore.
A COSA TI RIFERISCI IN PARTICOLARE ?
Proprio nel bel mezzo della tempesta, per definirla in modo figurativo, mi ero promessa di partire per una missione in Africa quando sarebbe finito tutto per ritrovare la pace e soprattutto la fiducia verso il prossimo che avevo completamente perso.
E così qualche mese fa, a fine Giugno 2024, sono partita in direzione Kenya per trascorrere qualche settimana presso la Mary's School a Mambrui, un paesino a pochi chilometri di distanza da Malindi.
L'idea e la volontà iniziali erano di partire da sola, per ritrovare me stessa senza la vicinanza dei miei cari nonostante mi fossero stati sempre vicini durante il periodo nero. Poi però visto l'entusiasmo e la curiosità dei miei figli verso questo viaggio della "rinascita", come l'ho sempre definito, ho deciso di portarli con me.
E' stato mio primo viaggio, a lungo raggio, da sola con loro due. Una sfida personale anche a livello organizzativo ed emotivo visto che non ci siamo appoggiati ad agenzie o tour operator. Ho fatto tutto da sola, lontana dalle rotte commerciali, appositamente per vivere la vera Africa e non quella che si visita e si conosce come turista.
Il viaggio è stato molto impegnativo. Abbiamo dovuto fare tre scali e delle lunghissime attese negli aeroporti africani che non sono proprio "comodi" come i nostri. Ma ne è valsa la pena
COME MAI HAI SCELTO PROPRIO IL KENYA ?
Questa è stata la mia terza volta in Kenya.
Il primo viaggio risale al 2000, prima della nascita di Vittoria. Eravamo in due, io ed Odino, e siamo stati in zona Malindi nei classici resort proposti dalle agenzie di viaggio. Avevamo fatto anche un Safari all'epoca ma il "mal d'Africa" non ci è mai venuto. Era tutto troppo costruito, commerciale.
Il secondo viaggio lo abbiamo fatto assieme ai ragazzi nel 2019, ed è andata decisamente meglio perché avevo organizzato il viaggio io, senza tour operator e fuori dalle zone battute dai turisti .
Devi sapere che la mia più grande passione sono proprio i viaggi, ma quelli fatti "a modo mio". Viaggiare è per me sinonimo di libertà, di crescita. Fin dai primi anni ho cercato di portare i figli più in giro possibile. Siamo stati ad Eurodisney a Parigi, a Legoland in Germania, in altre città della Germania, in Svizzera , alle Maldive, negli USA, in Crociera ai Caraibi e altro. E proprio durante il loro primo viaggio in Kenya ho visto gli occhi brillare dall'emozione! Erano super felici durante il safari che avevamo fatto ai parchi Taita Hills, Amboseli, Tsavo Est ed Ovest , ma mai avevo visto i loro occhi brillare come quando andavamo negli orfanatrofi e nei villaggi a portare i loro vestiti e i loro colori ( siamo partiti con 1 valigia piena di oggetti vari da lasciare li . Oggetti che volutamente ho voluto non comprare. Dovevano essere penne, libri, vestiti , giochi etc …. loro, per i quali dovevano felicemente privarsene ) . Una esperienza che ci ha riempito il cuore.
Al rientro in Italia ho conosciuto, per pura casualità, un signore di Padova che vive da molti anni in Kenya e che ha fondato una scuola, la Mary's School. Ho quindi iniziato a seguirlo su Facebook per capire meglio di quale realtà si trattasse, e me ne sono innamorata.
Ecco perché ho deciso che la meta del mio "Viaggio della Speranza" no poteva che essere li.
CI RACCONTI COME TRASCORREVI LE TUE GIORNATE IN KENYA ?
Le nostre giornate seguivano ovviamente il ritmo "Pole Pole" dei kenyoti che, in swahii, significa piano piano, lento, adagio. Non è una semplice espressione ma un vero e proprio stile di vita in Kenya, dove il tempo scorre lento perché le persone hanno il potere di dilatarlo. E te ne devi fare una ragione, te ne devi abituare anche se per noi abituati alla frenesia non risulta essere facile. Loro sono fatti così. Il tempo scorre lento e se ti dicono che serve mezz'ora per fare qualcosa ti devi abituare ad accettare che quella mezz'ora si trasformi in ore.
A proposito … ti racconto cosa ci è accaduto con le treccine che mia figlia ha deciso di farsi. A me l'idea non è mai piaciuta in quanto ricordavo, dal mio primo viaggio, ore di lavoro e tanto dolore in testa (perché loro sono abituate a farle molto strette e tirate). Ma non c'è stato verso, Vittoria ha voluto farle.
Sono arrivate tre ragazze per fargliele dicendoci che in massimo due ore avrebbero concluso l'opera. Ebbene, hanno iniziato alle 15.30 del pomeriggio e alle 20.00 (senza mai un'interruzione) erano a metà testa! Vittoria era sfinita e io di più. Continuavo a chiedere quanto tempo mancava e loro, convinte, mi dicevano sempre che mancava un'ora. Alla fine mi sono messa anche io a fare treccine e abbiamo fino alle 03.00 di notte. Io esausta e nervosa mentre loro ancora ridevano e cantavano. Sono davvero un popolo incredibile 😊
Tornando a come le nostre giornate erano scandite:
- Mattina sveglia alle 07.00 e colazione fissa alle 08.00 a base di pane e miele fatto in casa. Mango, banane, angurie e ananas a volontà. Da bere c'era sempre una tisana a base di zenzero e limone oppure con la moringa.
- Verso le 09.00 eravamo a scuola per l'alza bandiera e l'inizio delle attività . Noi ci alternavamo tra le varie classi in base a dove i bimbi ci "tiravano" . Eh si, ogni mattina c'era la gara per averci nella loro classe.
Attualmente ci sono oltre 150 bimbi nella scuola ma la frequenza non sempre è regolare. Arrivano dai paesi vicini, spesso sperduti nella savana, con situazioni familiari spesso non facili.
- Verso le 10.00 c'era la colazione. Uscivamo tutti dalle classi e andavamo nella zona mensa ( una baracca con delle tavole di cemento e legno in mezzo ad un campo ) . La colazione dei bimbi era fissa : porridge ed eventualmente un pezzettino di chapati o mandzi, una sorta di panino dolce molto buono.
- Seguivano parecchi interevalli di giochi all'aperto ai quali ci univamo anche noi. I giochi erano molto semplici, dalla corsa/salto con i sacchi di jutta, al tiro alla fune, al girotondo fino al classico calcio che fa divertire i bimbi di tutto il mondo.
- Verso le 12.00 si andava a mangiare a turno nello stesso posto della colazione. Ogni bimbo portava la sua ciotolina e bicchiere, che lavava in un grande catino a fine pasto. Il cibo era molto semplice e variava. Una volta alla settimana avevano una sorta di zuppa di pesce, mentre negli altri giorni alternavano loro pietanze tipiche a base di polenta (che non manca mai) , legumi, pollo e riso.
A proposito di polenta condivido un aspetto che mi ha colpito al cuore. Loro la chiamano Ugali, ed è fatta con farina di miglio o di mais, acqua fredda e salata. La fanno bollire fino al raggiungimento della consistenza desiderata. Il risultato finale è pari ad una sorta di "pastone" non proprio facile da digerire. Ed è proprio questa la finalità : riempire lo stomaco per non sentire la fame.
- Alle 16.00 finivano le lezioni e i bimbi facevano rientro a casa, o meglio tornavano nelle loro capanne principalmente fatte di fango e sterco di vacca.
Grazie alle donazioni la scuola è riuscita a comprare un bus per accompagnare la maggior parte dei bimbi a casa.
Noi un giorno abbiamo voluto salire con loro e fare tutto il giro di rientro. E' stata una emozione unica ed indimenticabile. Vederli scendere dal bus, voltarsi e salutarci con le loro manine così piccole e quel sorriso, è inspiegabile. Li ti rendi conto di cosa basta per fare felice una creatura.
- Nel pomeriggio stavamo in compagnia della gente locale. A volte andavamo a camminare nel lungo mare che sembrava non avere una fine. E li facevi amicizia ad ogni passo perché sbucavano ragazzi ovunque e non ti mollavano più.
C'era chi voleva semplicemente conoscerci. Chi voleva venderti i classici braccialetti con le perline o oggetti in legno. Chi ti chiedeva soldi ( ahimè questo è molto diffuso: chiedere soldi senza volere imparare a guadagnarli) . Chi voleva venderti escursioni spacciandosi per la migliore guida autorizzata locale. Cosa non vera, ma si sa che i "beach boys" sono così e bisogna prestare massima attenzione prima di partire all'avventura con loro . A me purtroppo è capitato un inconveniente : ho fatto con loro un'escursione in moto e siamo caduti. Fortunatamente nulla di grave se non tantissima paura visto che in Kenya il casco non esiste e in moto si sale anche in 3, se non addirittura in 4 persone assieme .
Alcune volte guardavamo una delle tantissime partire di calcio che i ragazzi facevano al tramonto in riva al mare, oppure chi si metteva a fare esercizi, ruote pazzesche , capoeira in spiaggia.
Altre volte stavamo in compagnia delle ragazze che cucinavano la cena, aiutandole a fare qualche dolce o a preparare.
- Alle 19.00 si cenava. I pasti erano semplici e a km zero. Verdura dell'orto. Pollo del vicino. Pesce pescato al mattino dai pescatori del paese. Polenta ovviamente e immancabilmente la frutta.
- Alle 20.00 , massimo 20.30, tutti a letto. Il periodo non era dei migliori e calava il buio molto presto
- La domenica andavamo in Chiesa. Esperienza che consiglio di fare a tutti. Musica, canti, vestiti lunghi dai mille colori. E' una festa vera e propria con bandierine e decorazioni ovunque come se fosse un compleanno. In prima fila, seduti per terra , c'erano i bambini che intonavano i canti ed abbinavano i passi.
Non comprendevo ovviamente nulla ma provavo tanta gioia e serenità . Loro sono accoglienti, sorridenti, coinvolgenti. Non ti senti mai di troppo.
SIETE RIUSCITI A VIISTARE ANCHE QUALCHE ALTRO POSTO DEL KENYA CHE NON AVEVI VISTO NEI PRECEDENTI VIAGGI ?
Si certo. I primi tre giorni abbiamo visitato il Masai Mara e il lago Nakuru. Volevamo fermarci un giorno anche a Nairobi ma la forte protesta che era in atto a fine Giugno non ce l'ha permesso. Purtroppo c'erano della aree molto pericolose, dove si sono stati anche dei morti, e ho ovviamente preferito uscire subito dalle zone calde.
Siamo riusciti a visitare anche Marafa, detta anche "La cucina del Diavolo" che si trova a circa un'ora di strasa da Watamu. E' un luogo surreale che vale la pena andare a vedere, se non fosse per la moltitudine di turisti (ahimè prevalentemente italiani) che scorrazzano urlando di qua e di là, facendosi riconoscere spesso per la loro maleducazione.
E ovviamente non poteva mancare l'orfanotrofio "Asante Sana" ( che in swahili significa "Grazie tanto") fondato nel 2007 da "Mama Piera" e il marito Roberto scomparso prima di lei. Piera Chiodi, ottantenne bergamasca morta nel 2023, accudiva ben 130 minori malati di Hiv. Era definita l'angelo della solidarietà in Kenya. Aveva costruito un asilo e una scuola primaria con 8 classi, impiegando 13 insegnanti e personale scolastico, con la sola fora delle donazioni che le mandavano dall'Italia lavorando assieme a Suor Nadia, una religiosa veneta di stanza a Nairobi. Negli ultimi anni le madri povere e malate abbandonavano i loro bimbi davanti al cancello dell'orfanotrofio, sicure di poter offrire loro una vita migliore. Secondo i dati ufficiali, ci hanno detto, in Kenya di sono quasi 12.000 bambini sieropositivi.
Entrate all'Asante Sana, con Gianmaria e Vittoria, è stata un'emozione indescrivibile. Li ho vist piangere davanti a tutti quei bambini e ragazzi che si sono radunati davanti a noi per cantarci un paio di canzoni e per ringraziarci della visita e dei doni portati.
Non riesco proprio a dirvi cosa ho provato in quel momento che non dimenticherò mai. Vederli in mezzo a loro a consegnare dei biscottini senza la possibilità di toccarli ( ci era stato consigliato visto che la maggior parte sono sieropositivi ) è un'emozione grande, grandissima.
COSA TI SEI PORTATA "A CASA" DA QUESTA ESPERIENZA ?
Oltre alla grandissima botta alla gamba e al gomito, a causa dell'incidente in moto (che è comunque, anche questa, un'esperienza fatta e un insegnamento a essere maggiormente prudente in futuro) ho portato a casa due valigie vuote, come volevamo che fosse, tanta polvere e unto ma tanto amore.
Non passa giorno senza pensare a loro. Ai bimbi della scuola ma anche ai loro maestri. Ai beach boys e alle ragazze del villaggio che non hanno nulla. Ai bimbi dell'Asante Sana fino agi sconosciuti che vedevamo lungo le strade, seduti sui muretti o per terra , a guardare la gente che passa nelle lunghissime giornate scandite dal "Pole Pole".
Certe situazioni, emozioni, avventure, vanno vissute per poter essere capite ed apprezzate.
Ti potrei dire che sempre davanti a me i loro occhi. Che penso sempre a quando mi prendevano la mano e se l'appoggiano sul viso per ricevere una carezza. Che non dimenticherò mai l'espressione che facevano quando ci vedevano arrivare al mattino. I pianti fatti al momento dei saluti prima di partire. Ma c'è molto di più. C'è un qualcosa dentro di me che non so spiegarti. Qualcuno lo chiama "mal d'africa" ma se si riferisce ai Safari, al clima, all'ambiente, allora per me è un'altra cosa. E' di più .
Io sono stata criticata, non lo nego, per aver portato da sola i miei figli in un viaggio border line sotto tutti i punti di vista. Essere una mamma giovane in giro per il Kenya con dei minorenni, tra i quali una ragazzina carina che attirava parecchie attenzioni, non è stato semplice lo ammetto. A volte ho avuto paura anche io, non ero a mio agio. Ma credo che Dio vede e provvede, e se non rechi danno altrui per quale motivo ti dovrebbe accadere qualcosa? Resta inteso che bisogna sempre essere prudenti, evitando le situazioni che potrebbero diventare un problema (anche dal punto di vista della salute intendo).
HAI IN PROGRAMMA DI TORNARCI ?
Assolutamente si. Ho controllato i voli proprio qualche giorno fa e potrebbe essere già a fine Febbraio 2025 durante le ferie scolastiche per Carnevale. I ragazzi vogliono tornare con me e non posso lasciarli a casa. I loro piccoli amici li stanno aspettando e sarà un gioia poterli riabbracciare.